LA RELAZIONE CON IL BAMBINO

Quando un bambino riesce a comunicare adeguatamente con gli altri, creando stati di coscienza diadici, si avvia verso un processo di sviluppo normale che tocca gli ambiti cognitivo, motorio, emotivo e relazionale. Perché questo possa verificarsi, deve essere assicurata:

  • l’integrità e la capacità dei sistemi fisiologici e del sistema nervoso centrale che garantiscono il controllo e l’organizzazione degli stati fisiologici e del comportamento;
  • l’integrità del sistema comunicativo in modo che il bambino possa esplicitare alla figura di accudimento le proprie intenzioni e il livello di competenza in merito;
  • la capacità della figura di accudimento di leggere e rispondere adeguatamente alle intenzioni comunicative del bambino

Nell’accudire il bambino, il caregiver (figura di accudimento) ha il ruolo di regolatore esterno rispetto al sistema regolatorio interno del bambino. Il che significa che è attraverso le risposte del caregiver che il bambino comprende e regola i propri stati fisici e psichici. Il bambino prova fastidio quando ha fame, ma non sa che ha fame a livello cognitivo; sarà la risposta di allattamento da parte della madre ad insegnargli a dare un senso a queste sensazioni fisiche.

QUALITA’ DELLA RELAZIONE

La qualità della relazione diadica è data dalla combinazione delle competenze precoci di stare in relazione e di autoregolarsi del bambino e della capacità del caregiver di interpretare adeguatamente i segnali, fornendo una risposta empatica.
Nelle coppie funzionali madre-bambino (che sono ok) , le rotture relazionali vengono riparate velocemente. Il bambino sviluppa una rappresentazione di se stesso come efficace e una rappresentazione della figura di accudimento come affidabile.
Lo stato depressivo genera in una madre una diminuzione dell’espressione affettiva: aspetto triste, sguardo teso e irritato, diminuzione del contatto fisico e visivo, difficoltà a sintonizzarsi con il bambino, un’espressività tesa piuttosto che giocosa.
La ripetizione nel tempo di esperienze di mancata regolazione produce nel bambino una sensazione di incompetenza personale a stare in relazione.
Stati di sofferenza del caregiver espongono il bambino all’attivazione dell’accudimento del caregiver stesso. Il genitore cede potere e il bambino prende il suo posto in una posizione paritetica o addirittura come partner sessuale (Kerig 2003). L’attenzione si sposta quindi sui bisogni dell’adulto.
Con questo comportamento il bambino lenisce il dolore e compensa la solitudine del genitore, ma si garantisce la vicinanza indispensabile per la sopravvivenza. A questo si aggiunge un senso di inadeguatezza e di impotenza in quanto il bambino non può realisticamente soddisfare i bisogni del caregiver, dando vita ad un circolo difficile da spezzare.

COME INTERVENIRE

Il successo o l’insuccesso delle relazioni caregiver-bambino sono strettamente legati al sistema ventro-vagale  (Porges 2011) coinvolto nella regolazione dei muscoli della faccia, del collo e della testa, attivo in condizioni di sicurezza e garante della spinta alla socialità.

E’ possibile intervenire per riequilibrare relazioni disfunzionale caregiver-bambino con il trattamento degli stati disregolatori sia del bambino che dell’adulto. Il percorso psicoterapeutico mira a ripristinare la funzionale attivazione del sistema ventro-vagale, a partire da un lavoro terapeutico che approfondisca le precoci interazioni faccia a faccia non soddisfacenti con il proprio caregiver, l’effetto del tono della voce, della postura, in modo che il soggetto possa spostarsi da stati di attivazione disregolati (riferiti al sistema simpatico o dorso-vagale) al sistema funzionale di sicurezza (ventro-vagale).
Per garantire questo processo evolutivo, in terapia con i bambini vengono proposti giochi che stimolano la neurocezione al fine di intervenire sugli stati affettivi percepiti come poco sicuri e che hanno portato al malfunzionamento degli stati regolatori interni ed esterni.

Cambiare si può!

Contatti: psicologa.tizianaguidi@gmail.com  cell. 3459765409

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